lunedì 18 novembre 2013

Basta!


Parole in libertà con Gian Marco Basta


"Finché c'è il gioco c'è il dialogo, quando si diventa seri si diventa adulti e questo a me non interessa"

Quest'oggi avrei piacere di parlarvi del signor Gian Marco Basta, un personaggio da me incontrato un pomeriggio quasi per caso nel nostro studio di registrazione. Ebbene, dopo due chiacchiere, data la grossa mole di cose che aveva da raccontare, abbiamo deciso di accendere il registratore e di buttar giù un'intervista, o per meglio dire, prendendo spunto dai poeti futuristi: una lunga serie di "parole in libertà".
Ciò che ne è venuto fuori è il ritratto di un'artista proteiforme ma anche dotato di una genuina semplicità, una personalità che sin dal primo impatto appare essere un bel connubio tra una vitale spensieratezza e l'amara malinconia tipica del dopo-sbronza, sempre rimanendo ironico e giocoso ma di tanto in tanto anche cinico...
Nella sua esperienza artistica Gian Marco Basta ha sperimentato diversi linguaggi, attraverso la scrittura poetica ed il teatro, il suo passaggio alla canzone è avvenuto in modo spontaneo. Una cosa che senz'altro risulta evidente nelle sue esibizioni è la voglia di dialogare, interagire, confrontarsi con gli spettatori, quasi a voler giocare, proprio sul celebre modello teatrale inglese delle plays del periodo shakespeariano dove il pubblico prendeva parte nelle scene recitate. Gian Marco si definisce un Bonimenteur, un intrattenitore che nelle sue performance alterna monologhi a canzoni fino a rendere la sua opera una sorta di ibrido creativo. I personaggi e le vicende raccontate nelle sue canzoni prendono vita sulla scena e la scena è quella di una Bologna da vivere, un variopinto bouquet di strade affollate, bar, piazze, musica, cani come coperte, ragazze erasmus e molto altro...Spesso le vicende narrate, seppur rese con uno stile comico, racchiudono un elemento drammatico che risulta evidente solo attraverso un attento ascolto delle parole e che alle volte ha un ché di metafisico, questa è un'altra particolarità di cui mi parla l'artista.
I modelli a cui più si ispira sono quelli della scuola cabarettista-cantautorale Milanese del periodo "tosto" tra gli '50 e '60, predilegendo personaggi come Dario Fò, Cocchi Renato, Felice Andreasi e I Gufi, ma sopratutto Enzo Jannacci un'artista capace di cogliere nelle sue canzoni la tragi-comicità degli eventi quotidiani con proposizioni semplici e geniali.
Il modo di proporsi sulla scena di Gian Marco è stato definito come una forma di "follia strutturata", ovvero, inizialmente ha l'aria di essere un'impulsiva improvvisazione folle per poi riacquisire dopo una serie di giri una forma organica e coerente. Le sue esibizioni sono spesso accompagnate da pianoforte e contrabbasso, senza affacciarsi all'idea di avere una band fissa, ma piuttosto una serie di libere collaborazioni in amicizia con diversi artisti, tra cui Luca Mazzamurro, Riccardo Paradoz, Francesco Guarino, Silvio Perfetti e molti altri, questo per creare un'atmosfera calda e coinvolgente. I locali bolognesi più frequentati dal Signor Basta sono il Take Five in via Cartoleria, l'Alto Tasso in piazza San Francesco e la Vereda in via De Poeti dove organizzerà varie jam sessions.
Il suo primo album registrato in studio intitolato "Teatrino di Basta" uscirà il 21 Dicembre ed è composto da nove tracce.
Qui di seguito riporto il singolo del disco "Cane di Piazza San Francesco" e la brillante intervista rilasciata qualche giorno fà:


                                          

                                         


Un saluto,
                                                                                                                          Antonio Oliviero


















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