mercoledì 30 aprile 2014

TANDEM - INTERVISTA A CONSTANTIN MALMARE'

Dall'8 maggio al 22, l'open space dell' Associazione culturale StudioSoundlab ospiterà "TANDEM" una mostra personale di Constantin Malmarè. Originario di Costanta (Romania), studia Fine Arts alla Coventry University. Per questo semestre Constantin frequenta l'Accademia di Belle Arti per l'erasmus e dall'esperienza Bolognese è nata l'esigenza di creare una mostra nuova e del tutto originale.
Lo staff del SoundLab lo ha incontrato (in basso la versione originale in inglese).


Parlami di te.

Sono indisciplinato. Ho provato ad avere disciplina ma non ne ho. Sono disciplinato solo quando lavoro. Mi deprimo parecchio se non lo faccio anche solo per un giorno, per cui devo completare qualcosa, non importa cosa ma devo fare qualcosa ed averla pronta e finita per dare un senso alla giornata. Mi piace lasciare tracce di me perchè non mi piace la mia presenza (ride). Scherzo. Credo che in fondo, si cerca sempre di lasciare delle tracce perché si è insoddisfatti di noi stessi.


Qual è stata la prima volta che ti sei avvicinato all’arte?

Sono sempre stato creativo. Ricordo quando da bambino disegnavo linee per i treni, poi li costruivo e mettevo spago ovunque nella mia stanza, giocavo con queste cose. Insomma ero molto costruttivo da bambino. Smontavo e rimontavo giocattoli in modo da trasformarli in figure alla frankenstein (ride). Ho cominciato a fare delle caricature quando ero alle elementari. Io e un mio compagno durante le lezioni di inglese venivamo sempre mandati in fondo alla classe dalla maestra, passavamo la lezione a disegnare ed alla fine lei non badava ai nostri compiti ma ci dava i voti in base a come disegnavamo (ride). Credo di aver cominciato a prendere sul serio l’arte circa quattro anni fa, prima di allora non ci pensavo seriamente.


C’è un tipo di forma artistica che ti rispecchia?

E’ strano perchè facevo parte di scene diverse, avevo una scena giocosa; poi avevo una scena di caricature; avevo una scena più “sociale” direi alle elementari; poi avevo una scena di graffiti alle superiori, magari per farmi figo; e poi appena finite le superiori ho cominciato a fare arte seriamente, sono un po come le fasi della personalità.


Vorrei sapere di questa mostra, TANDEM. Com’è nato il concetto?

Praticamente è una presentazione di lavori fatti qui a Bologna. La differenza principale con i lavori vecchi e le mostre passate è che ora ho cominciato a lavorare con dei modelli. Il nome Tandem: mi immagino una specie di sostegno tra persone ed artisti e magari anche in esposizioni future. Per quel che riguarda il lavoro in se, sono lavori differenti, ci sono tre serie che non hanno alcuna relazione tra di loro, l’unico rapporto è il mio stile e la mia genialità (ride). Bisogna vedere per comprendere; io devo vedermelo davanti per capire il funzionamento.


La mostra ha un tema principale o è semplicemente la linea l’elemento comune? 

Credo sia la linea a tenere tutto insieme, ma allo stesso tempo vi sono alcune serie in cui la linea scompare per lasciare spazio al colore o al collage... ci sono molti temi che unificano la mostra ma vanno cercati, o si possono inventare, o si possono trovare delle coincidenze che diventano anche temi se qualcuno ci si ossessiona e le racconta a tutti. La mia ossessione è la linea, ed essendo un artista, un’ossessione come la linea fa sorgere molte domande come, ad esempio: in che direzione dovrei andare? Dovrei fare illustrazione? Dovrei fare lavori astratti? Dovrei essere surrealista? Dovrei essere espressivo? Dovrei essere pazzo (ride)? Si arriva a questo, ed è qualcosa che affronto in tutti i lavori che mostrerò. Comincio dalla pazzia fino ad arrivare all precisione radicale e lascio che i due estremi mi tirino in direzioni opposte in modo da creare un contrasto che possa far capire ciò che faccio.


Quanto ed in che modo è importante l'opinione del pubblico?

Non molto importante. Solitamente mi viene difficile relazionarmi con le idee del pubblico, nel senso che la mia arte è altamente interpretativa per cui potrebbe non piacermi l’interpetazione di qualcuno e potrei voler sopprimere le loro idee per coprirle con le mie. Ma questo non è bello, quindi non dico niente e lascio che la gente usi la propria immaginazione come vuole. E’ una questione che ha grande importanza in ciò che faccio, non particolarmente in questo momento, ma in futuro me ne voglio occupare in modo più approfondito, voglio controllare le persone (ride). Ricordo una mia mostra in cui ho usato del rumore bianco, si possono controllare le menti con il rumore bianco. Lo usano le grandi aziende per tenere i dipendenti concentrati sul lavoro e nelle scuole per bambini con ADHD. Anche io controllavo le persone per farle concentrare maggiormente sulla mia arte: “sono Dio, guardatemi!” (ride)


Ci saranno delle proiezioni anche in TANDEM?

Si, ma questa volta non sto cercando di controllare le persone, lo faccio solo per vanità (ride). Sarà la prima volta che proietterò qualcosa ad una mostra, non ho mai usato quest’idea prima d’ora, l’ho mostrata a diverse persone proponendola come idea, ma non l’ho mai inserita come lavoro finito in un’esposizione.


Perchè la gente dovrebbe venire a vedere la tua mostra?

Perchè è insolita, non si è mai vista una cosa simile. Questo è quanto. Penso di essere grandioso (ride). Non nel senso che credo di essere grandioso perchè sono grandioso, credo di essere grandioso perchè se un’altra persona facesse quello che faccio io, sarei gelosissimo. So che mi piace qualcuno quando sono geloso. Solitamente, quando penso ai miei lavori vecchi e li guardo, sono geloso perchè so di non poter riprodurre un’opera d’arte con tanta grandezza (ride). Mi dispiace ma è così, trovo che certa cose siano estremamente difficili da riprodurre, non che io voglia imitare me stesso, ma mi viene sempre più difficile essere creativo, più creativo rispetto al passato.


Parlami di TANDEM 2.

Tandem 2 potrebbe essere l’esposizione dei lavori di dei miei amici come Zivile e Calin. In pratica è un gruppo. Ed anche il pubblico fa gruppo con noi perché da una spinta per portare avanti la cosa. Mi piace un sacco l’idea del tandem; si va sempre solo avanti e avanti.Sei qui a Bologna fino a Giugno, cosa farai dopo?Quest’estate lavorerò per potermi pagare l’ultimo anno di studi. Ho anche una collaborazione in corso con dei ragazzi di Birmingham (Regno Unito). Al momento sto facendo molti lavori pubblicitari, come ad esempio locandine e poster per eventi, ed hanno riscosso un discreto successo ad esser sinceri; ne ho visti alcuni su Resident Advisor e Vice Magazine.


                             
                 
             Untitled , 2014
                 Acrylic, ink, plastic.
               chalk and wood on paper
                  1.5/1 m
Untitled (yet) , 2014
  Chalk, various inks, wood and pencil on paper
 90/75 cm
          

                          
    
Cage , 2014
Chalk, wax, wood and pencil on paper  
variable dimensions       


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Tell me about you?
I don’t have any discipline. I try to have discipline, but I don’t have any. The only time I have discipline is when I work.  I get really depressed if I do not work for a day, so I have to complete something, it doesn’t matter what but I have to do something to make my day, and have something there done. I like to leave things behind because I don’t like my presence. (laughs) I’m joking. I guess in the end it gets to: you’re not satisfied with yourself and you want to leave something behind.
When did you approach art for the first time?
I was always creative. I remember drawing lines for trains and stuff like that in my room and then building the trains and putting string all over my room and playing with that, so I was building a lot of things when I was young. Deconstructing and rebuilding toys to make frankensteinish figures (laughs). So yes, I was always creative. But I started doing art in the form of caricature when I was in primary school. It was me and another student and I remember during English lessons the teacher would always send us to the back of the class, we’d just be drawing and at the end of the lesson she would give us grades for our drawings and not for English basically (laughs). I guess I started to be serious about art about four years ago, before then I wasn’t really thinking seriously about it.
Is there an artistic form that best reflects your work?
It’s weird because I had different scenes, so I had a playful scene; then I had a caricature scene; I had a more “social” one, I guess, in primary school; then I had a graffiti scene in high school, I guess trying to be cool; and then just when I finished high school I started to do art seriously, it’s a bit like the stages of personality.
I would like to know about this exhibition here called Tandem, where did the idea and concept come from?
Basically it’s showcasing work that I’ve done Bologna. The main difference with earlier works and exhibitions is that now I’ve started to work with models. The name Tandem: I’m imagining a kind of support between people and artists and maybe also in further exhibitions. As for the work in itself, they are different works, there are three series, I think, which don’t have any relation between them, the only relation is my style and (laughing) the genius of it. You’ll have to see it to understand; I have to see it in front of me to see how it works.
Does the exhibition have a main theme or is it the lines that keep the whole exhibition together?
I think it is the line that holds everything together, but at the same time there are some series in which the line disappears and it leaves space for colour or for collage...there are many themes that unify the exhibition but you have to search for them, or you can invent them, or you can find coincidences which also become theme if somebody gets obsessed about them and tells everybody in the exhibition. My obsession is line, and being an artist, having an obsession like line draws a lot of questions like, for example: where should I go? Should I do illustration? Should I do abstraction? Should I be surrealist? Should I be expressive? Should I be crazy (laughs)? It gets to that, and I do that in all the works I’ll be showing. I’ll start from madness, then I’ll go to being really precise, and I stretch between these two, only to make a contrast to make you understand what I actually do.
How much and in what ways is the audience important to you?
Not that important, I usually find it hard to relate to the audience’s ideas, in the sense that my art is highly interpretative so I might not like one interpretation and I might want to suppress their ideas and cover them with my own. But that’s not cool, so I don’t say anything and leave people to use their imagination as they wish. This is a big issue in my work, not particularly at this time, but in the future I want to deal with it, I want to control people (laughs). I remember I did an exhibition in which I was using white noise, and, I don’t know if you know but you can actually control minds with white noise. They use white noise in big companies to keep people concentrated on work; they use white noise in schools with children with ADHD. So I was actually controlling people to make them pay great attention to my art: “I am God, look at me!” (Laughs)
Are you going to project something in this exhibition?
Yes, but I’m not trying to control people this time, I’m just being flamboyant (laughs). It will actually be the first time I project something in an exhibition, I haven’t used this idea yet, I’ve shown it to a lot of people proposing it as an idea, but I’ve never shown it in an exhibition as final work.
Why do you think people should come here to see the exhibition?
Because it’s peculiar, they’ve never seen something like it. That’s it. I think I’m great (laughs). Not in the sense that I think I’m great because I’m great, I think I’m great because if somebody else did what I do I’d be really envious. I know I like somebody because I’m jealous. Usually, when think about my earlier works and when I look at them I’m envious because I know I cannot redo an artwork with such greatness (laughs). I’m sorry but it is like that, I find some things really hard to redo, it’s not that I want to imitate myself it’s just that I find it harder and harder to be creative, more creative than before.
What about Tandem 2?

I was thinking Tandem 2 could be the works of some of my friends like Zivile and Calin they also have some works to show. It’s a group basically. And even the public is a group with us because it’s pushing the thing forward; it’s making the future happen. I like this thing, the tandem idea; you’re just going forward and forward.
You’re here in Bologna until June, what are you going to do next?
I’m going to work during the summer to pay for my final year. I’m also working with some guys from Birmingham (UK). I’m doing a lot of commercial work right now, like posters for events, which have success to be honest; I saw some of them on Resident Advisor and Vice Magazine.



venerdì 25 aprile 2014

Dallas Buyers Club (2013)

Vincitore di tre premi Oscar, Dallas Buyers Club è il film con cui si chiude il ciclo Medical Division della Premiata Videoteca Vincenzi. Come suggerisce il titolo, la storia è ambientata a Dallas, città del Texas in cui Ron Woodroof -interpretato da Matthew McConaughey- si guadagna da vivere come elettricista. Dopo un incidente sul luogo di lavoro, il protagonista viene portato in ospedale e lì scopre di essere positivo al virus dell'HIV. Ciò che sorprende in Dallas Buyers Club è che il regista Jean-Marc Vallée non abbia puntato esclusivamente sulla sofferenza a cui è condannato Ron; ha focalizzato, invece, gran parte dell'attenzione sulla combattività che un uomo deve essere disposto a tirar fuori per sopravvivere.
Catapultati nella metà degli anni Ottanta e accompagnati da brani perlopiù indie, ci ritroviamo in un'America in cui i malati di AIDS sono doppiamente deboli, colpiti sia dalla malattia che dalla bigotteria delle persone.

giovedì 10 aprile 2014

The Human Centipede (First Sequence), di Tom Six



Al centro della programmazione Medical Division della Premiata Videoteca Vincenzi, un film che vi farà vivere i brividi del bisturi senza dover assistere a scene d'ospedale.
The human centipede (First Sequence), infatti, è ambientato quasi totalmente nella lussuosa casa di un chirurgo specializzato nella separazione di gemelli siamesi; stufo di dividere corpi, ha deciso di dedicarsi all'operazione inversa. In che modo? Vi dico solo che ci vanno di mezzo i legamenti del ginocchio.
Il finale riesce a soddisfare sia chi sta dalla parte dei buoni - ad esempio, i Rottweiler utilizzati per i primi esperimenti- sia chi tifa per il Dottor Heiter.
Un horror da vedere anche solo per l'interpretazione di Dieter Laser, agghiacciante al punto giusto.

giovedì 3 aprile 2014

The Kingdom, di Lars von Trier

The Kingdom: un titolo altisonante per la serie televisiva del 1994 diretta da Lars von Trier, regista ormai noto per opere cinematografiche come Dogville, Melancholia e l'attesissimo Nymphomaniac.
Girato in Danimarca, il film si svolge quasi interamente all'interno del Regno, un ospedale in cui i personaggi invocano gli spiriti, fanno parte di una loggia oppure si scambiano insulti e battute taglienti. Definire chi sia il vero protagonista potrebbe risultare difficile ed è forse necessario ammettere che, una volta tanto, non si tratti di un uomo in carne e ossa, bensì di un edificio; a sottolineare l'importanza della location scelta, vi sono le riprese dall'alto dell'imponente costruzione.
Un inedito Lars von Trier in smoking, alla fine di ogni episodio, comunica con gli spettatori e consiglia loro di prepararsi ad accettare il Bene, che è sempre accompagnato dal Male : un tema caro al regista e ripreso con una maggiore dose di estremismo in Antichrist. Misantropo come suo solito, in The Kingdom egli si impegna a svelare la meschinità delle debolezze umane e la potenza che assume nelle nostre vite la sfera paranormale o quella religiosa, esaltata dall'Ave Maria.
Le modalità di ripresa sono fedeli al Dogma 95, mentre i colori rosso e seppia di numerose sequenze rimandano al film Europa, dell'anno precedente.
Da non perdere se amate le punte di cinismo del caro Lars.